Mesi fa ho scritto un articolo sul gioco ( Il gioco – Il mio mondo da mamma ) evidenziandone l’importanza, infatti esso serve ai bambini per conoscere sé stessi sia dal punto di vista fisico, legato alla scoperta del corpo quando sono molto piccoli, che da quello emotivo.
Quando il bambino è molto piccolo il suo modo di giocare ha più che altro una funzione di scoperta del corpo, è facile vederlo mentre si diverte con i propri piedini o si intrattiene con le mani osservandone i movimenti quando si aprono e chiudono. Quando invece diventa più grande e ha più di un anno, giocare è un modo per conoscere le cose che lo circondano, capirne il funzionamento e le caratteristiche.
Generalmente tra i 18 e i 24 mesi il gioco diventa un modo per imitare la realtà e le cose che il bambino vive nella quotidianità (ad esempio gioca con una bambola e fa finta di darle da mangiare, proprio come fanno i suoi genitori con lui).
Ancora una volta crescendo il gioco cambia, diventa direi quasi “adulto” e assume una connotazione simbolica in cui il bambino affina e mette in funzione tutta la sua creatività e le conoscenze acquisite.
Giocare significa anche rivivere, a volte inconsapevolmente, emozioni e sensazioni per comprenderle meglio attraverso un particolare tipo di gioco, quello simbolico che rappresenta una parte importante della crescita di un bambino e riguarda gran parte della sua infanzia.
Il gioco simbolico è una modalità di gioco in cui ci si diverte a “far finta di”. Durante questo gioco il bambino usa la sua creatività ed immaginazione non per forza per ricreare situazioni già vissute, ma anche per inventarne di nuove, spesso utilizzando oggetti che ha a disposizione conferendogli un’altra funzione (ad esempio una penna può diventare una bacchetta magica). Nel giocare in questa maniera i piccoli diventano veri e propri registi, in quanto immaginano e creano una storia che ha un inizio, uno svolgimento ed una conclusione. In tal modo sfruttano la loro creatività per esprimere la sfera affettiva e relazionale e si sentono liberi di esprimere i propri sentimenti riversandoli sui giocattoli o sui loro compagni di gioco.
Con il gioco simbolico possono rivivere e dunque rielaborare esperienze già vissute, attribuendogli nuovi significati imparando a tirar fuori i propri desideri, ad esprimere anche ciò che li spaventa esorcizzando le paure e cercando di trovare una possibile soluzione.
Ecco che, in questo lavoro di costruzione del gioco in cui i bambini diventano autori, i giocattoli o più in generale gli oggetti, diventano strumenti nelle loro mani e vengono trasformati in ciò che serve ai fini della storia immaginata.
E’ la manifestazione più ampia di quanta fantasia è dotato ogni bambino, di quanto sia capace di vedere oltre le cose mettendo in scena, non solo esperienze personali già vissute, ma anche nuove e immaginate.
Forse è possibile affermare che il gioco simbolico è la manifestazione più matura di quanto sia fondamentale per la crescita, che un bambino si dedichi al gioco. Esso è esercizio di immaginazione e creatività, sviluppo della sfera emotiva e relazionale che lo aiuterà a capire sé stesso, ciò che prova, ma anche ad immedesimarsi e mettersi nei panni dell’altro per comprendere un punto di vista diverso dal suo.