Il mio secondo parto

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Quando aspettavo Giorgio ho voluto con convinzione, non ricercare informazioni circa il parto od opinioni di altre mamme. Avevo paura di lasciarmi ulteriormente intimorire da qualcosa che già mi procurava ansia.

Devo dire che questa mia decisione si è rivelata utile forse perché delle volte l’inconsapevolezza ti fa trovare il coraggio di affrontare prove difficili con forza e determinazione. Ho messo da parte la paura e mi sono lasciata guidare dal medico e dall’ostetrica, seguendo i loro consigli per aiutare il mio bambino a venire al mondo e ce l’ho fatta, godendomi appieno la sua nascita. In sala parto con me c’era anche mia madre e questo mi dava ulteriore coraggio e forza per andare avanti perché la presenza di un familiare in questi casi è importante.

Il secondo parto invece è stato diverso probabilmente perché ero già a conoscenza di tutto quello che mi aspettava e questo mi agitava già abbastanza, in più sapevo che quasi certamente non sarebbe potuto entrare nessuno dei miei familiari in sala parto a causa delle norme anticovid. In realtà sarebbe potuta entrare mia madre dopo aver fatto un tampone molecolare, ma non sapendo prima quando avrei partorito, al momento di scendere in sala parto non avrebbe ricevuto l’esito in tempo. E quindi mi hanno ricoverata da sola e sola ho affrontato tutto il travaglio ed il parto.

E’ stata dura, anche se lo staff medico si è preso cura di me controllando come stavo ora dopo ora, paradossalmente la mia stanza trovandosi in fondo ad un lungo corridoio ed essendo completamente sola perché non avevo nemmeno una compagna di stanza, mi ha fatto sentire come se fossi abbandonata a me stessa. Ho dovuto affrontare il dolore crescente delle contrazioni senza poter stringere la mano a nessuno o ricevere quel sostegno che anche una semplice carezza ti dona.

Ero sola con me stessa e l’unica cosa che riuscivo a fare era informare passo passo marito e familiari sull’andamento del travaglio.

22:45 del 12 novembre 2021, Andrea viene al mondo. E’ lui che col suo pianto mi ha dato la forza per trovare le energie che mi servivano per sopportare il dolore e la stanchezza causati dalla fatica del parto. Sono tornata in camera, la stessa che prima mi sembrava fredda, asettica e vuota, osservando tutto sotto un’altra prospettiva perché lì avrei finalmente potuto abbracciare mio figlio con una grinta e gioia indescrivibili.

Nonostante i malesseri mi sentivo improvvisamente piena di energie e non vedevo l’ora di stringere finalmente tra le braccia il mio bambino. Quando l’ostetrica l’ha portato in camera ho iniziato ad osservarlo, accarezzarlo e stringerlo. Ce l’avevo fatta. In un periodo difficile come quello della pandemia ero riuscita a concedermi la seconda gioia più grande della mia vita. E’ stato difficile non poter condividere subito tutto questo con mio marito, che ha potuto vedere Andrea solo il giorno dopo per dieci minuti dietro i vetri della nursery, ma purtroppo queste erano le regole di sicurezza della clinica e allora grazie a whatsapp e alle videochiamate, ho potuto presentare Andrea all’intera famiglia.

Affrontare la gravidanza durante la pandemia è stata complicato. Fra mascherine e distanze di sicurezza sapevo già che non sarebbe stato facile. Chiunque mi circondasse in gravidanza ai miei occhi diventava un possibile veicolo della malattia e questo non mi dava la piena serenità che speravo, ma allo stesso tempo l’esperienza di aver partorito da sola mi ha reso consapevole della mia forza ed è stata un’ulteriore prova di come noi mamme riusciamo a superare qualunque difficoltà per amore dei nostri figli.

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